|
I PROMESSI SPOSI di Alessandro Manzoni - CAPITOLO XVIICiò non ostante andò avanti; e siccome nella sua mente cominciavano a
suscitarsi certe immagini, certe apparizioni, lasciatevi in serbo dalle novelle
sentite raccontar da bambino, cosí, per discacciarle, o per acquietarle,
recitava, camminando, dell'orazioni per i morti. A poco a poco, si trovò tra
macchie piú alte, di pruni, di quercioli, di marruche. Seguitando a andare
avanti, e allungando il passo, con piú impazienza che voglia, cominciò a veder
tra le macchie qualche albero sparso; e andando ancora, sempre per lo stesso
sentiero, s'accorse d'entrare in un bosco. Provava un certo ribrezzo a
inoltrarvisi; ma lo vinse, e contro voglia andò avanti; ma piú che s'inoltrava,
piú il ribrezzo cresceva, piú ogni cosa gli dava fastidio. Gli alberi che vedeva
in lontananza, gli rappresentavan figure strane, deformi, mostruose; l'annoiava
l'ombra delle cime leggermente agitate, che tremolava sul sentiero illuminato
qua e là dalla luna; lo stesso scrosciar delle foglie secche che calpestava o
moveva camminando, aveva per il suo orecchio un non so che d'odioso. Le gambe
provavano come una smania, un impulso di corsa, e nello stesso tempo pareva che
durassero fatica a regger la persona. Sentiva la brezza notturna batter piú
rigida e maligna sulla fronte e sulle gote; se la sentiva scorrer tra i panni e
le carni, e raggrinzarle, e penetrar piú acuta nelle ossa rotte dalla
stanchezza, e spegnervi quell'ultimo rimasuglio di vigore. A un certo punto,
quell'uggia, quell'orrore indefinito con cui l'animo combatteva da qualche
tempo, parve che a un tratto lo soverchiasse. Era per perdersi affatto; ma
atterrito, piú che d'ogni altra cosa, del suo terrore, richiamò al cuore gli
antichi spiriti, e gli comandò che reggesse. Cosí rinfrancato un momento, si
fermò su due piedi a deliberare; e risolveva d'uscir subito di lí per la strada
già fatta, d'andar diritto all'ultimo paese per cui era passato, di tornar tra
gli uomini, e di cercare un ricovero, anche all'osteria. E stando cosí fermo,
sospeso il fruscío de' piedi nel fogliame, tutto tacendo d'intorno a lui,
cominciò a sentire un rumore, un mormorío, un mormorío d'acqua corrente. Sta in
orecchi; n'è certo; esclama: - è l'Adda! - Fu il ritrovamento d'un amico, d'un
fratello, d'un salvatore. La stanchezza quasi scomparve, gli tornò il polso,
sentí il sangue scorrer libero e tepido per tutte le vene, sentí crescer la
fiducia de' pensieri, e svanire in gran parte quell'incertezza e gravità delle
cose; e non esitò a internarsi sempre piú nel bosco, dietro all'amico rumore.
Arrivò in pochi momenti all'estremità del piano, sull'orlo d'una riva profonda;
e guardando in giú tra le macchie che tutta la rivestivano, vide l'acqua
luccicare e correre. Alzando poi lo sguardo, vide il vasto piano dell'altra
riva, sparso di paesi, e al di là i colli, e sur uno di quelli una gran macchia
biancastra, che gli parve dover essere una città, Bergamo sicuramente. Scese un
po' sul pendío, e, separando e diramando, con le mani e con le braccia, il
prunaio, guardò giú, se qualche barchetta si movesse nel fiume, ascoltò se
sentisse batter de' remi; ma non vide né sentí nulla. Se fosse stato qualcosa di
meno dell'Adda, Renzo scendeva subito, per tentarne il guado; ma sapeva bene che
l'Adda non era fiume da trattarsi cosí in confidenza. Perciò si mise a consultar
tra sé, molto a
... continua a leggere ...
|
|